LA FOCALIZZAZIONE DEI PARCHI TEMATICI E COME MI MUOVEREI SE FOSSERO MIEI PARTE TRE

Pubblicato da Giacomo il

LA FOCALIZZAZIONE DEI PARCHI TEMATICI E COME MI MUOVEREI SE FOSSERO MIEI PARTE TRE

Siamo arrivati in gran velocità alla terza ed ultima puntata dedicata ai parchi.

In questo articolo parleremo di quei parchi non propriamente sul Garda ma inizierei con l’unico parco culturale esistente sul nostro lago ossia il Vittoriale e Musa: DESTINAZIONE DEGLI APPASSIONATI DELLA CULTURA

Gli inserisco assieme perché potrebbero, essendo diretti dalla stessa realtà; divenire un parco unito a tutti gli effetti.

Ovviamente puntando sulla Cultura e sulla figura di D’Annunzio possiamo annoverarli tra i parchi culturali più apprezzati in Italia.

Anche qui la comunicazione è molto focalizzata e tematizzata, diciamo che è anche facile raccontare una realtà così unica come il Vittoriale. Densa di storicità ed eroismo.

Il curatore Guerri è sicuramente nel suo campo uno dei migliori in circolazione quindi certamente non credo di essere in grado di potergli dare consigli.

Unico che mi sento di scrivere è questo. Se il museo si scrollasse di dosso quella polvere di superiorità e aristocraticismo che ancora si porta sulle spalle, creando una maggiore collaborazione con le realtà nazionali e territoriali che rivendono l’esperienza, potrebbe divenire ancora più visitato, aumentando la conoscenza della casa di D’Annunzio in tutta Italia ed europa anche ad i meno acculturati.

Sinceramente non so se sia sua intenzione raggiungere questo obiettivo, ma se ciò lo fosse questa apertura certamente gioverebbe all’aumento delle casse del Vittoriale (che credo abbia importantissimi costi di mantenimento).

Ci sarebbero altre realtà di minore grandezza di cui parlare come Heller Garden e Jungle Adventure; realtà bellissime ed uniche ma che non possono essere annoverabili ancora all’interno della bacheca grandi parchi Gardesani.

Iniziando a parlare di due dei parchi vicini al Garda ma non vicinissimi parliamo del più, secondo me, focalizzato in un target preciso ossia LEOLANDIA: che facilmente è riconoscibile come il parco dei bimbi fino ai 12 anni.

Capisci che un parco è perfettamente focalizzato quando non hai bisogno di pensare nemmeno per un secondo al pubblico che vuole colpire. Si capisce chiaramente; infatti lo slogan dovrebbe essere il parco più amato dai bambini; puro e semplice.

Potrei fermarmi qui, perché lo slogan ha già detto tutto. Ma invece scrivo i miei complimenti allo staff ( dai Elvira brava) ed al suo inventore dott. Ira, perché ha creato il parco tematico più focalizzato per i bambini 0-12 anni d’Italia, cioè se sei un bimbo di quell’età non puoi non andare a Leolandia.

Un bravo perché ha avuto la pazzia di sfidare Gardaland ed obiettivamente gli ha reso la vita complicata obbligandolo a virare nella direzione family, infine perché ha studiato il posizionamento in modo perfetto, divenendo una delle case histories italiane viventi che mostra come il focalizzarsi su di un target preciso porta enormi risultati.

Alla fine ha svolto dei semplici passaggi:

ha studiato il mercato, ciò che chiedeva e cosa mancava; ha analizzato il leader del settore e dove fosse più scoperto; si è focalizzato solo lì e lo ha attaccato con tutta la comunicazione possibile in quel target. Ciò gli ha permesso di divenire il parco più adatto per i bambini e per il momento ci sta riuscendo.

COSA FAREI SE FOSSI MIO:

Semplice! Cercherei di far entrare in Leolandia il dott. Ira.

L’unico punto su cui lavorerei è quello di creare un biglietto Vip per le famiglie che ambiscono ai dei servizi superiori, che vogliono essere coccolati. So che non è la visione del parco, ma non intendo per forza un salta code ma contenuti esclusivi come baby sitter per 4 ore, un’area bimbi dedicata in cui lasciargli con i personaggi del parco ed una zona relax ad hoc per i genitori ad esempio.

Per il resto aspetto il Dott. Ira per creare una società assieme!

Ho tenuto per ultimo un parco che non è un vero e proprio parco ma essendo ad oggi gestito dal mio amico Fabrizio Mina non potevo non citarlo. Parliamo di FICO a Bologna: in due parole lo presento come vivere le esperienze nell’esperienza.

Tanti italiani vedono Fico come un grande centro commerciale, un luogo che mascherato da parco esperienza, cerca di accaparrarsi la visita di molti ospiti a cui vendere i propri prodotti.

Per me invece è veramente interessante poter capire, vedere e “giocare” come vengono preparati i prodotti che tutti noi acquistiamo. Diciamo che per me è una fabbrica/ fattoria gigante dove all’interno puoi visitare e comprendere la produzione di moltissimi prodotti che poi ovviamente cercano di rivendere in loco ( un po’ come la cantina che ti mostra la vinificazione e poi ti vende il vino).

Nella teoria è una figata assurda, veramente bella l’idea e molto ingegnoso il concept che porta all’obiettivo finale di intercettare le famiglie, spingendo i bambini in un parco tematico utile ed educativo, che insegni qualcosa.

Tutto questo però purtroppo si scontra con la realtà. Il genitore medio preferisce che il figlio vada in altri parchi diseducativi piuttosto di svolgere un’attività del genere. Magari la prima volta viene, non s’informa sull’intento del progetto, si accorge che deve far fatica per prenotare il laboratorio, aspettare l’orario giusto, mettere le protezioni igieniche e pagare l’esperienza.

L’essere umano purtroppo è molto pigro quindi il genitore medio non ha voglia di pensare, non sa decidere quale laboratori scegliere, magari l’unico che voleva seguire è iniziato da 10 minuti, quindi si stanca e va nel reparto degli animali, ci passa una ventina di minuti e poi gira trascinandosi per il corridoio dove vi sono un sacco di prodotti in vendita.

Alla fine della fiera non capisce che i prodotti sono un logico acquisto conseguente al laboratorio svolto quindi se ne va. All’amico che gli chiederà com’era fico risponderà quindi un centro commerciale costoso (perché è difficile ammettere a se stessi che la colpa è nostra che non avevamo voglia di leggere la logica del parco prima di andare, siamo arrivati impreparati e non sapevamo cosa scegliere).

Questo credo sia il vero problema di fico una figata per famiglie rovinato dalla mentalità mediocre della gente J

COSA FAREI SE FOSSE MIO:

In primis non l’avrei aperto a Bologna ma direttamente in riviera o sul Garda.

Per questo parco servono turisti, tanti turisti che apprezzino questo concept, non puoi puntare sugli italiani che non sono sensibili a queste tematiche. Il luogo però ormai c’è e non si può fare nulla.

In secundis l’entrata gratuita è sbagliata, sbagliata per quello spiegato prima, hai a che fare con famiglie poco abituate a pensare e decidere, questo comporta quindi che non decideranno e quindi non torneranno.

Secondo me dovrebbe esserci un biglietto d’ingresso che comprenda parcheggio, 3 esperienze ed un cesto regalo. Se vuoi venire ti obbligo a seguire le mie regole. Hai tre esperienze da provare, scegli quella che vuoi ma entra nel sistema. Vedrai che ti piacerà e potrai acquistarne anche altre.

Accadrà che con un biglietto d’ingresso le famiglie medie prima di entrare e pagare leggeranno bene come funziona e forse capiranno il parco.

Già dei passaggi in questo senso sono avvenuti con l’apertura del mini parco divertimenti Lunafarm all’interno ma, credo non siano ancora sufficienti.

L’errore iniziale forse, ma non ho parlato con la proprietà quindi non so,  è che pensavano di creare qualcosa di mastodontico dove tutti i bolognesi benestanti sarebbero voluti andare a fare la spesa perché ospita tanti prodotti di qualità.

In questo modo i bolognesi ne avrebbero parlato e molti da fuori sarebbero venuti a visitare il parco permettendo a Bologna di attrarre turismo anche grazie alla presenza di fico.

Ma alla fine di tutto questo pensiero i Bolognesi sono rimasti a fare la spesa alla Conad sotto casa!

Non sapremo mai se l’idea di fondo iniziale fosse questa… Ma se c’ho azzeccato ricordo quello che diceva Donald d. Dewar; cercare di cambiare le abitudini delle persone ed il loro modo di ragionare è come scrivere nella neve durante una tempesta.

Anche questo esempio ne è una dimostrazione, la gente è il miglior distruttore delle strategie marketing più geniali studiate a tavolino.

 Con quest’ultima massima vi auguro una buon pranzo e vi saluto

Che Dio salvi in turismo

Gioiosi Saluti

Giacomo